SICM trauMaNo
Gruppo di Studio Prevenzione Infortuni Mano - S.I.C.M.

SICMtraumano
L’evoluzione della prevenzione dell’Infortunistica della mano dall’eta' adulta alla prima infanzia

Antonio LandiL’interesse e l’attenzione al settore della chirurgia della mano nasce assai precocemente nell’ambito della Società Scientifica Italiana, quasi contemporaneamente alla formalizzazione della prima comunità di chirurghi dedicati alla mano negli Stati Uniti, per opera di Sterling Bunnel. Ad Enzo Marcer viene, infatti, affidata la prima relazione in assoluto nell’ambito della SIOT sulla chirurgia riparatrice della mano, che si svolgerà a Bologna all’interno del XXXIII Congresso Nazionale. Nella premessa, l’autore specifica in maniera chiara che il suo intendimento sarà quello di occuparsi dei postumi, dove la chirurgia deve riparare i danni del passato (gli esiti), “ricostruendo l’avvenire morfologico e funzionale della mano” (Marcer, 1948) (1). La neonata Scuola di Chirurgia della Mano di Modena, in collaborazione con la Divisione di Chirurgia Plastica della Mano, diretta dal Prof. Ezio Morelli, diverranno i primi comunicatori ufficiali dell’esperienza italiana di settore, dopo aver accumulato un’esperienza clinica immensa ed aver restituito all’attività lavorativa, funzionale e ludica , migliaia di mani provenienti da tutto il territorio nazionale. Questa esperienza congiunta troverà espressione grafica nella prima vera monografia che le “Edizioni Minerva Medica” pubblicherà nel 1962, con il titolo “Chirurgia riparatrice e ricostruttiva delle lesioni traumatiche della mano”. Corredata di un’iconografia di impressionante chiarezza e comunicatività didattica per quei tempi! Nella dedica che il Prof. Delitala farà all’inizio dell’Opera, rivolgendosi direttamente all’allievo Prof. Bonola, viene tracciato con grande precisione l’identikit del futuro specialista di Chirurgia della Mano (2): “Lei ha avuto la fortuna (e lasci che me ne attribuisca un poco il merito) di poter frequentare quando era mio aiuto al Rizzoli, la Divisione ospedaliera di quel valoroso pioniere della chirurgia plastica che è Sanvenero Rosselli; così ha appreso che la pelle si può stirare, torcere, trapiantare purché si usi pazienza, garbo e delicatezza. E questo Lei insegna in tutte le pagine del suo libro, dimostrando che sarebbe illogico ed un poco ridicolo che l’ortopedico, prima di accingersi a riparare tendini, nervi, ossa della mano chiedesse, per piacere, al chirurgo plastico di ripararne al cute! Chi ha fretta, non è sicuro o non sa, preferisce amputare alla spiccia anziché ricostruire un polpastrello od un dito; se col suo libro avrà illuminato i dubbiosi ed avrà contribuito a salvare in tutto od in parte l’organo di chi dalla mano trae il sostentamento per sé e per la sua famiglia, creda pure che se ne terrà conto persino in Paradiso.”. Nel 2013 l’asserzione del “predominio ortopedico” va riposizionata nel giusto contesto socio-culturale, che vede, sia nei chirurghi ortopedici che plastici, i coattori e cogestori della nuova disciplina. Ovviamente per tradizioni, vincoli orografici, numero di specialisti presenti sul territorio, saranno ancora gli ortopedici e traumatologi gli attori maggiormente coinvolti per tutta la patologia di I livello. A seguito di questa esperienza editoriale e dell’acquisizione delle migliori tecniche riparative e ricostruttive delle lesioni delle mani, nacque l’esigenza anche di incominciare ad occuparsi seriamente di prevenzione degli infortuni in ambito lavorativo. Il Prof. Bonola affidò questo compito al Dr. Monteleone, che, in collaborazione con l’INAIL nazionale visitò quasi tutte le grandi, piccole e medie imprese della Regione Emilia-Romagna, per elaborare non solo i dati statistici degli infortuni lavorativi, ma anche per definire con grande accuratezza le linee guida sulla prevenzione degli incidenti della mano in questi ambiti. Siamo negli anni Settanta e questo lavoro diventò determinante nel creare il nuovo riferimento sui comportamenti nell’utilizzo sistematico di ogni possibile misura preventiva degli infortuni della mano. Con la nascita della Comunità Europea, si sono via via instaurate Commissioni specifiche ad hoc per la creazione di data base sull’infortunistica della mano. Robert Bauer (3) ha riportato, al I Congresso europeo sulla Prevenzione delle lesioni della mano, tenutosi in Turchia nel 2009, che i traumatismi dell’arto superiore rappresentano il 30% di tutti i traumi all’interno della Comunità europea; che si quantificano nella cifra di 8,8 milioni di accessi annui nelle varie strutture del settore dell’emergenza urgenza dell’EU27. Sorprendentemente, il 75% dei sinistri si registra nel contesto domestico e delle attività ludiche ed educative. L’infortunistica lavorativa e stradale si confina, inaspettatamente, in una percentuale del 15% dei casi totali. Diventa, quindi, quanto mai attuale provare a pensare con molta più attenzione agli infortuni della mano che nascono all’interno delle mura domestiche e che spesso riguardano la fascia pediatrica. Questo il razionale per cui la SICM, all’interno anche dell’Hand Trauma Committee della FESSH, ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione, all’interno dell’EU27, per la Prevenzione delle lesioni della mano nella popolazione pediatrica. Pensare di poter incidere con efficacia nei determinanti biologici e sociali che condizionano la Salute della Persona vuol certamente dire di avere la pretesa che il modello assistenziale in cui ci si muove sia dotato di un’efficiente integrazione di tutti i livelli che dal singolo, alla collettività, agli enti assistenziali concorrono alla governance del sistema. Fare Prevenzione vuol dire, infatti, saper sviluppare un Governo Clinico che crei i mezzi per andare oltre la somministrazione di una cura per la malattia, riferendosi ed indirizzandosi direttamente al paziente non solo per proteggerlo nelle esposizioni all’ingresso ed impianto di fattori patogeni, ma anche per renderlo soggetto della sua salute nei comportamenti e nella forma mentis di sé come persona e di sé come collettività. Vuol dire assumersi il carico a la responsabilità di una visione olistica della persona che la guidi quotidianamente nel suo “fare salute” e successivamente nell’eventuale percorso patologico che la affligga fino al miglior recupero personale e reinserimento sociale e produttivo possibile. La Salute è una preziosa risorsa e un processo dinamico di tutta la persona che non può più farsi esaurire nell’approccio all’evento malattia puntiforme nella linea di continuo della vita dell’individuo. In questa ottica dinamica si distinguono, quindi, tre differenti livelli di Prevenzione: Primaria, Secondaria e Terziaria. La Prevenzione Primaria opera sulla persona sana e sull’ambiente per ridurre le cause patogene e il loro insediamento nell’individuo. Coinvolge sia il singolo, nelle sue abitudini e norme comportamentali, che la collettività incentivandone stili di vita favorenti la salute e diffondendo linee guida di attenzione che allontanino i fattori di rischio. Agendo all’interno di un più ampio sistema di rete territoriale e sovra territoriale come quello della Sanità Pubblica, la gestione del rischio ha come fattore chiave la consapevolezza del singolo e come azione correttiva il bene individuale e collettivo (società e ambiente). Quando l’evento patologico si è insediato, o nel caso del trauma alla mano ha arrecato il primo danno acuto, la Prevenzione Secondaria assume forme diverse: programmi di screening mirati e diagnosi precoce in ambito medico o trattamenti in ambito chirurgico che interrompano il cammino lesivo o riparino l’evento traumatico acuto. In tale campo rientrano negli esiti traumatici quegli interventi coordinati all’interno di un sistema di assistenza longitudinale multi specialistico. Il paziente, nel percorso di recupero dell’evento traumatico lesivo che ne ha comportato un’inabilità temporanea al lavoro e alle attività quotidiane, in questo modello di inquadramento pluridisciplinare vede nella chirurgia degli esiti una forma di prevenzione secondaria che crei le condizioni per ridurne le disabilità attraverso interventi di palliazione, sblocco articolare e ricostruzione segmentale. La Prevenzione Terziaria, che in ambito medico si identifica in larga misura nella riabilitazione fisica, psichica e sociale per ridurre complicanze e invalidità in malati cronici, in ambito post-traumatico vede fondersi le sinergie dell’intervento chirurgico secondario con gli sforzi rieducativi fisiatrici e occupazionali. Puntando non solo al miglior recupero possibile funzionale e psicologico, ma anche alle migliori condizioni possibili di reinserimento della persona in relazione alle varie fasi della vita, nel suo rapporto con la società e nel lavoro. La sinergia con la Riabilitazione e la Terapia Occupazionale crea condizioni per cui l’individuo impara a sfruttare al meglio le sue differenti abilità dopo l’evento lesivo ed individua nuove forme di prevenzione primaria per tali soggetti diversamente abili nell’utilizzo delle mani rispetto al soggetto sano in ambiente di lavoro e mansionario. Questo approccio alla prevenzione dei traumi alle mani, che tiene conto delle varie peculiarità nell’arco della vita, lungi dall’essere predefinito, è il risultato di un lungo percorso che i chirurghi della mano hanno intrapreso, calandosi nei vari ambienti lavorativi dell’età adulta ed ora occupandosi anche delle fasce socialmente più fragili che riguardano l’infanzia, per giungere ineludibilmente all’età anziana, nel pieno rispetto, per ogni fase, della migliore qualità di vita possibile.

1 – E. Marcer. Chirurgia riparatrice della mano. Tipografia Benedettini, Parma ed.. Relazione al XXXIII Congresso SIOT. Bologna, Ottobre 1948.

2 – A. Bonola, E. Morelli. Chirurgia riparatrice e ricostruttiva delle lesioni traumatiche della mano. Minerva Medica ed.. 1962.

3 – R. Bauer. Chairman Austrian Safety Board. 1st European Hand Injury Prevention Congress. 25-27 June 2009. Turkey.

Dr Antonio Landi
Direttore S.C. di Chirurgia della Mano e Microchirurgia
AOU Policlinico di Modena